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venerdì 18 novembre 2011

LEGGE PER LA RIQUALIFICAZIONE URBANA E L'ASSETTO IDROGEOLOGICO: I CONCETTI CHIAVE DEL TESTO

18 NOVEMBRE 2011
Contrastare il degrado dei centri urbani, rilanciare il settore edilizio legato alle riqualificazione, limitare il consumo di suolo, affrontare e prevenire le criticità relative al dissesto idrogeologico. Sono le linee guida della Legge regionale per la riqualificazione urbana sostenibile e assetti idrogeologico approvata dal Consiglio martedì 15 novembre 2011 su proposta della giunta regionale.
La legge, che si basa sul principio generale del costruire sul costruito, anticipa la riforma complessiva della normativa sul governo del territorio su cui la Regione e` impegnata.
In termini generali l’obiettivo è quello di attivare processi di riqualificazione urbana affidandosi a processi sostenibili dal mercato. Inoltre la legge, congiuntamente alla normativa regionale sul piano casa (LR 22/2009), che viene per questo parzialmente modificata, intende dar luogo all’adeguamento alle normative edilizio-urbanistiche del Decreto Sviluppo (decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, “Prime disposizioni urgenti per l´economia” convertito, con modificazioni con Legge 12 luglio 2011, n. 106).
Il concetto di qualità urbana si coniuga, all’interno della legge, in un elenco di obiettivi: riduzione consumo di suolo, spazi pubblici di qualità, spesso carenti nelle città delle Marche, modernizzazione delle reti infrastrutturali e miglioramento dell’efficienza energetica, previsione di servizi e infrastrutture, riduzione del rischio idrogeologico, mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e contributo alla realizzazione di reti ecologiche.
La legge introduce un nuovo strumento operativo definito PORU: Programma operativo per la riqualificazione urbana, approvato con procedure semplificate, che risponde alla esigenza di innovare l’attuale normativa introducendo un modello che prevede la separazione tra la dimensione strategica e di indirizzo e quella più propriamente di regolazione degli usi del suolo. La riqualificazione urbana infatti da un lato presuppone una dimensione strategica: il Comune individua le aree (art.2), anche su indicazione dei cittadini, esplicita i problemi delle diverse parti di città, fissa obiettivi, sollecita l’espressione di manifestazioni di interesse, valuta proposte alternative secondo modalità trasparenti, costruendo una strategia di riqualificazione. D’altra parte il PORU (art.3) trasforma in un disegno urbano coerente e operante gli obiettivi di riqualificazione, caratterizzandosi come un vero e proprio piano attuativo che si applica alle aree urbanizzate (diverse dalle zone storiche “A”).
Tre i concetti chiave innovativi attraverso i quali la legge prevede la realizzazione dei programmi di riqualificazione urbana: premialità, perequazione e compensazione.
Per favorire l'avvio delle operazioni di riqualificazione, la proposta di legge prevede che il Poru possa consentire incrementi sino al 20 per cento dei volumi e degli indici di piano esistenti, elevabili al 25 per cento nei Programmi intercomunali (recupero di zone appartenenti a piu` Comuni).
Il Poru è attuato attraverso pratiche di perequazione urbanistica e di compensazione. Per poter ottemperare al principio di equità tra i proprietari interessati e insieme poter garantire una dotazione di aree per l’ente pubblico è stata introdotta la pratica della perequazione. Se fino ad oggi la perequazione urbanistica era praticata con qualche difficoltà da pochi piani “avanzati” d’ora in poi essa potrà divenire generalizzata grazie alla legge regionale e all’intervento del legislatore nazionale che nell’ambito del “Decreto Sviluppo” ha modificato il codice civile sancendo il trasferimento dei diritti edificatori.
Un altro strumento di tecnica urbanistica prevede la facoltà di trasferire diritti edificatori su altre aree, in alternativa, per esempio, all’esproprio.
Data la rilevanza di queste tecniche di pianificazione, esse non sono introdotte limitatamente alla gestione del Poru ma in modo esteso per l’intero sistema della pianificazione comunale della Regione Marche, come è precisato nell’art.12, c.7.
L’art. 10 persegue l’obiettivo della progressiva riduzione del rischio idrogeologico, introducendo la verifica di compatibilità idraulica degli strumenti di pianificazione. Tale verifica serve ad accertare la “compatibilità” idraulica delle trasformazioni territoriali anche per le aree di recupero e riqualificazione urbana, nell’ottica di una progressiva riduzione-diminuzione dello specifico rischio. E’ richiesto il controllo del carico idraulico, in modo da evitarne l’incremento rispetto allo stato attuale e un pregiudizio alla sua riduzione, anche futura, prevedendo la preventiva valutazione della necessità di realizzare opere “strutturali” di mitigazione a beneficio anche del costruito attuale. Viene fissato il principio di “invarianza idraulica” delle trasformazioni territoriali, anche derivanti da recupero e riqualificazione urbana, per le quali sono richieste misure compensative, rivolte ad “assorbire-compensare” la “perturbazione-incremento” dei deflussi superficiali derivanti dalla maggiore o diversa impermeabilizzazione delle superfici.
Perché, infine, la politica di riqualificazione possa essere efficace, bisogna orientare verso questo obiettivo l’attività edilizia nel suo complesso. Un  principio di buona amministrazione, finalizzato a contenere il consumo di suolo, prevede dunque che per un periodo definito (fino all’approvazione di una riforma organica della legge urbanistica e comunque non oltre 24 mesi) non siano ammesse ulteriori espansioni di aree edificabili nei Comuni che non abbiano esaurito per almeno il 75% le aree esistenti con medesima destinazione urbanistica (con alcune eccezioni che riguardano l’ampliamento di attività produttive già insediate).



A cura di: segreteria assessore Viventi